VIOLINCANTANDO

 

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Venerdì 31 gennaio alle ore 20.30
Sala polivalente della Biblioteca
Piazza Giovanni XXIII, 2   Anzola dell’Emilia
I VIOLINI DI AUSCHWITZ 
Recital del violinista cantante Paolo Buconi

l’Assessorato alla Cultura in collaborazione con l’ Anpi – sez. Anzola dell’Emilia

organizza per la

Giornata della Memoria 2020 

Ascolterete letture alternate a musiche ebraiche per violino e voce.

Il recital si basa sulle testimonianze raccolte da Paolo Buconi durante un’intensa collaborazione artistica con il sopravvissuto alla Shoah, il violinista Jacques Stroumsa di Salonicco

che si è realizzata durante le presentazioni del libro di memorie di Stroumsa “Violinista ad Auschwitz”.

Sentiremo anche recitare brani tratti da “Una violinista a Birkenau” di Helena Niwinska e verrà ricordata la celebre violinista Alma Rosè, direttrice dell’orchestra di Auschwitz – Birkenau.

Paolo Buconi suona il violino cantando struggenti e significative canzoni yiddish, i nigunim e altre toccanti musiche sacre

la passione della diaspora sefardita, la magia della musica klezmer, capace di sorridere tra le lacrime.

Ingresso libero

I violini di Auschwitz ad Anzola Emilia il 31 Gennaio 2020

Sala polivalente della Biblioteca
Piazza Giovanni XXIII, 2   Anzola dell’Emilia
I VIOLINI DI AUSCHWITZ 
Recital del violinista cantante Paolo Buconi

l’Assessorato alla Cultura in collaborazione con l’ Anpi – sez. Anzola dell’Emilia

organizza per la

Giornata della Memoria 2020 

Ascolterete letture alternate a musiche ebraiche per violino e voce.

Il recital si basa sulle testimonianze raccolte da Paolo Buconi durante un’intensa collaborazione artistica con il sopravvissuto alla Shoah, il violinista Jacques Stroumsa di Salonicco

che si è realizzata durante le presentazioni del libro di memorie di Stroumsa “Violinista ad Auschwitz”.

Sentiremo anche recitare brani tratti da “Una violinista a Birkenau” di Helena Niwinska e verrà ricordata la celebre violinista Alma Rosè, direttrice dell’orchestra di Auschwitz – Birkenau.

Paolo Buconi suona il violino cantando struggenti e significative canzoni yiddish, i nigunim e altre toccanti musiche sacre

la passione della diaspora sefardita, la magia della musica klezmer, capace di sorridere tra le lacrime.

Ingresso libero

 

Antichi Canti Ebraici del Mediterraneo

Progetto Antichi Canti Ebraici del Mediterraneo

Progetto Antichi Canti Ebraici del Mediterraneo

https://www.youtube.com/channel/UCcCcf2WVzcKxQnI4twY8Mfg

Il CD ” Antichi Canti Ebraici  del Mediterraneo”. Ha avuto un ottimo giudizio valutativo sulla rivista musicale “Amadeus” di Marzo 2005 e sulla rivista Ancient Music Revue di Londra. Si tratta di una scelta di antichi Salmi sefarditi, giunti in Toscana successivamente alla Diaspora ebraica del 1492, recuperati dall’oblio di oltre un secolo e che riporta alla luce l’antico rito della liturgia sefardita, trascritto verso la fine del diciannovesimo secolo dal violinista compositore Federico Consolo. Questi Canti Sinagogali si  tramandavano  oralmente da epoca immemorabile e derivano dalla notazione biblica dei  tamim”; alcuni sono in aramaico e altri derivano dal Levitico.Antica Liturgìa Sefardita.

Lo spettacolo è anche proponibile in forma di recital con letture alternate a musiche e canti del violinista cantante PAOLO BUCONI.

inoltro di seguito la presentazione / recensione del Prof. Enrico Fubini .

 

Antichi Canti Ebraici  del Mediterraneo.

Paolo Buconi Ensemble.

 

Federico Consolo, nel lontano 1891 pubblicava a Firenze la sua raccolta di canti ebraici sefarditi ascoltati “dalla viva voce del cantore di quel Tempio, signor Ventura” e trascritti in partitura, dal titolo Sefer Shiré Yisrael, Libro de’ Canti D’Israele. Antichi canti Liturgici del Rito degli Ebrei Spagnoli. Questo famoso violinista ebreo dava così praticamente inizio a quella difficile e lunga opera che sarebbe poi stata continuata nel secolo seguente, sino ai nostri giorni, da illustri studiosi di tutto il mondo, di mettere per scritto l’immenso patrimonio di musica ebraica la cui trasmissione era affidata sino a quei giorni unicamente alla tradizione orale. “Passate ancora poche altre generazioni – scriveva David Castelli nella prefazione ai canti d’Israele del Consolo – vi saranno più fra gli ebrei quelli che saprebbero ripetere questi canti religiosi affidati per ora soltanto alla memoria?…. Il numero di coloro che sanno tradizionalmente ripetere questi canti si fa ogni giorno minore”. E noi oggi sappiamo bene che numerose tradizioni musicali ebraiche sono andate del tutto perdute anche per la totale distruzione nella Shoà di intere Comunità, soprattutto nell’Europa orientale.

Questa raccolta pionieristica risente come ovvio del clima dell’epoca dominato dall’assimilazione. L’ebraismo europeo e in particolare quello italiano risentiva degli ideali scaturiti dalla Rivoluzione francese e dal Risorgimento secondo cui l’ebreo aspirava anzitutto a diventare ‘cittadino’, ad integrarsi nella società circostante e solamente in secondo luogo a conservare le proprie tradizioni religiose e quindi anche musicali. Spesso queste tradizioni venivano compromesse nella loro autenticità e risentivano inevitabilmente degli usi e costumi cristiani. Il Consolo “ha combinato” molti dei suoi canti, come afferma ancora David Castelli nella prefazione, “a vera composizione musicale con accompagnamento di armonie…. cosa che prima di lui non era stata tentata: e qui sta l’importanza grandissima di tale vera novità”. Anche lo stesso Consolo in una dedica parla di questi canti che “ben possono accordarsi con l’accompagnamento dei più moderni strumenti”. E’ cosa nota che i canti sinagogali, secondo l’ortodossia ebraica, venivano eseguiti senza accompagnamento strumentale, e la loro armonizzazione rappresentava già un gesto significativo nel desiderio di conformarsi alle usanze della chiesa cattolica.

Oggi Paolo Buconi, già esperto in queste imprese di recupero di tradizioni musicali ebraiche, ha voluto far rivivere questa significativa scelta di sedici brani della raccolta del Consolo, tratti dalla liturgia ebraica, ed ha pertanto voluto giustamente conservare lo spirito che aveva animato oltre un secolo or sono il violinista e studioso fiorentino.

Paolo Buconi esegue lui stesso con il violino una delle parti strumentali e al tempo stesso intona i canti: l’accompagnamento musicale è sommesso e discreto, ma di grande gusto ed efficacia, anche se fuori dalle tradizioni odierne dell’ebraismo: tale versione rispecchia però da vicino gli ideali ebraici e musicali di quegli anni in cui, in molte sinagoghe italiane e non solo italiane, era presente, sino a non molti decenni or sono, un organo che accompagnava spesso i canti della liturgia.

Paolo Buconi, musicista di grande sensibilità, specializzato soprattutto con la sua Vladah Klezmer Band, nella musica Klezmer, che oggi ha conosciuto un grande revival, si attiene tuttavia ad una rievocazione musicale da lui stesso progettata, con pochi strumenti ma di grande effetto (flauto, violino, armonium, clarinetto, violoncello e chitarra) che mette in rilievo senza però soffocare la semplice linea melodica del canto, a cui si attiene scrupolosamente. Compare nella registrazione anche lo shofar, lo strumento tradizionale fatto con un corno di montone e usato soprattutto per il suo grande potere evocativo ed emotivo nelle festività ebraiche di Rosh hashana e Kippur, strumento che nel disco di Buconi viene fatto risuonare secondo una libera interpretazione. Tale strumento viene poi ripreso in un altro breve brano, imitato questa volta dal violino che esegue fedelmente le note che stranamente il Consolo indicava in una specie di breve partitura della sua raccolta, in cui annotava le presunte note che sarebbero intonate dallo shofar, il cui suono, ha invece di per sé un’altezza del tutto indeterminata.

Paolo Buconi ha voluto giustamente nel canto conservare anche la pronuncia ebraica come è annotata dal Consolo, in uso in Italia alla fine dell’Ottocento ed ancora per parecchi decenni del Novecento; anche la traslitterazione dei titoli dei brani come appare negli spartiti originali, che oggi suona perlomeno curiosa, è stata significativamente mantenuta, come si può constatare nell’indice del disco.

Paolo Buconi, con questa incisione, ha portato a termine un lavoro prezioso perché ci restituisce con gusto e con grande perizia musicale un documento significativo e di notevole valore storico: egli ha saputo rimanere fedele allo spirito dell’impresa del Consolo e al tempo stesso è riuscito a ricreare con fantasia e grande inventiva musicale, ma con discrezione, le melodie e l’atmosfera della liturgia ebraica sefardita ed italiana in una significativa scelta, rispettosa della ‘filologia’ e al tempo stesso fruibile oggi con piacere come documento musicale testimone di un’ epoca e specchio di un’ideologia che ha coinvolto per molti decenni l’ebraismo italiano.

EnricoFubini

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Il violino, la voce: suonar cantando al violino